Così come avviene in teatro quando l’espediente narrativo dà l’avvio alla rappresentazione scenica, anche Piccola Cucina a Firenze ha pensato a un espediente per mettere in scena la propria narrazione. Quella che sembra essere una semplice lezione di cucina, tutto è tranne che una semplice lezione di cucina.
Ospitata in una location memorabile in un palazzo storico nel centro della città, Piccola Cucina a Firenze riunisce piccoli gruppi di persone curiose e desiderose di provare qualcosa di nuovo e di interagire in uno spazio dal sapore internazionale, mettendo letteralmente le mani in pasta.
“The cooking class is just an excuse” (la lezione di cucina è solo una scusa): così mi ha raccontato Angie Niebles, l’ideatrice di Piccola Cucina.
E grazie a questo pretesto Angie mette in scena questa esperienza culinaria chiamata Piccola Cucina, proprio come la piccola cucina di casa sua, ovvero lo spazio in cui accoglie i suoi ospiti.
Intimate culinary experience: questo è il concept di Piccola Cucina
L’atmosfera è quella calda e accogliente di quando si va a cena da un amico e ci si ritrova a condividere risate e chiacchiere, anche con l’amico dell’amico, quella persona sconosciuta con cui ti ritrovi naturalmente simile.
Piccola Cucina è molto più di una semplice lezione di cucina: è un viaggio sensoriale che inizia piano e che nel corso del pomeriggio ha modo di manifestarsi nella sua totalità fino a coinvolgere tutti i sensi, lasciando un ricordo indelebile della serata.
Il concept di Piccola Cucina che Angie ha pensato è molto semplice: intimate culinary experience. Questa intima esperienza culinaria si differenzia, infatti, da ogni altra proposta proprio per la dimensione intima che vuole offrire agli ospiti, pensata, studiata e disegnata su misura per sole sei persone.
Nel progettare questa esperienza, Angie è il cuore, la mente e il corpo di Piccola Cucina. Estremamente attenta ai dettagli e desiderosa di accogliere i propri ospiti in questa dimensione intima che si snoda intorno alla sua piccola cucina, Angie è di origini colombiane ed è arrivata nella città gigliata dopo la pandemia.
L’esperienza culinaria proposta da Piccola Cucina a Firenze
L’intera esperienza inizia con una lezione di cucina: abbiamo, infatti, fatto la pasta fresca all’uovo per poi ricavarne tagliolini e ravioli speciali, che abbiamo colorato con fiori commestibili.
Sporche di farina e con le mani nell’impasto, ci siamo divertite a stendere la pasta, tagliarla e farcirla con il ripieno, mentre in sottofondo suonavano nell’aria gli Abba, le Spice Girls e Vanilla Ice.
Ci siamo poi spostate al tavolo per la seconda parte della serata: sei persone provenienti da parti del mondo diverse che condividono la cena, mangiando quello che hanno appena preparato. Dopo l’antipasto e il brindisi precedentemente preparato da Angie, abbiamo gustato i tagliolini in brodo di mandorle e ravioli ripieni di zucca al burro e salvia con amaretto sbriciolato.
L’attenzione ai dettagli e alla mise en place è stata ineccepibile: ogni singolo dettaglio è stato studiato e inserito sulla tavola in modo consapevole, niente era fuori posto.
La ciliegina sulla torta è stata la presenza della musica dal vivo suonata dal musicista livornese Eugenio Sournia, che con chitarra e voce ha reso ancora più intima la serata.
My favorite part of the evening is when everyone is so comfortable that they are serving each other drinks and going to the kitchen to help themselves. This is really what I want people to get out of Piccola Cucina, to feel that they are at a friend’s house having a whimsical dinner party.
(Il momento che preferisco è quando l’atmosfera diventa così rilassata che gli ospiti iniziano a servirsi da bere a vicenda e a recarsi in cucina per prendere qualcosa. Questo è esattamente l’obiettivo di Piccola Cucina: far sentire tutti come a casa di un amico, durante una cena fuori dal comune.)
Un’esperienza per chi ha voglia di qualcosa di nuovo, per chi è desideroso di vivere una serata diversa e cerca connessioni intime
Quando ho saputo delle origini colombiane di Angie, ancor prima di conoscerla, ero sicura che avrei vissuto una bella esperienza perché mi avrebbe riportato in quella parte di mondo in cui mi sento a casa, a prescindere alla latitudine.
E le mie aspettative non sono state affatto deluse, anzi. Posso dire serenamente che sia stata una delle più belle serate vissute ultimamente. Tante chiacchiere e risate, persone sconosciute con cui ti ritrovi a parlare di viaggi, scrittura e parole in un ambiente internazionale mentre si condivide la cena intorno a un tavolo.
Se ripenso al pretesto che Angie ha trovato per mettere insieme sei sconosciuti e trasformarli nel giro di cinque ore in commensali che condividono una così bella serata, non che posso che applaudire il suo lavoro, e suggerire davvero tanto di prendere parte ad una delle prossime date.
Well, Giulia, the experience starts at 3 pm and it ends at 8 pm, but I actually hope my guests stay longer, because it means they forgot to check their watch or phone, and they are enjoying the evening. When my guests leave after 8 pm, I know they had a great time at my place and I’m truly happy about that!
(Vedi, Giulia, l’esperienza inizia alle 15 e termina alle 20 circa, ma in realtà quello che io vorrei è che i miei ospiti si trattengano oltre, perché significa che si sono goduti la serata, dimenticandosi di controllare l’orologio o il telefono. Quando i miei ospiti se ne vanno dopo le 20, so che sono stati bene e ne sono felice.)
Erano le 22 quando ho lasciato la Piccola Cucina di Angie – con la promessa di tornare presto a trovarla.
Questo articolo è stato sponsorizzato da Piccola Cucina. Come sempre, le opinioni rimangono personali.
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